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La prevalenza del diabete mellito tipo 2 (DM2) è in costante aumento. Gli Italiani affetti da Diabete Mellito di tipo 2 sono oltre 3,5 milioni (5% della popolazione, e fino al 21% degli ultrasettantacinquenni) ed oltre 1 milione di persone risultano malate senza esserne a conoscenza. Nella regione Abruzzo la prevalenza supera quella nazionale sfiorando il 6%, da cui si desume che ciascun medico di medicina generale con 1500 assistiti possa contare in carico oltre 150 pazienti affetti da diabete, con differenti livelli di complessità clinica ed intensità di cure. La gestione delle persone con DM2, va dalla prevenzione primaria alla diagnosi precoce, alla stratificazione del rischio cardiovascolare (RCV) e del livello di complessità del paziente, importanti per impostare la terapia e il piano di cura. E’ sempre più chiaro l’intreccio fisiopatologico tra l’attività cardiaca e quella renale, tant’è che oggi si parla di “asse cardiorenale” quale punto di partenza dello scompenso cardiaco e della malattia renale cronica e, quindi, dell’insufficienza renale, attraverso meccanismi quali l’infiammazione, l’attivazione del sistema nervoso simpatico, il sistema renina-angiotensina, il bilanciamento tra produzione di ossido nitrico (NO). Di conseguenza c’è stato un adeguamento progressivo delle LLGG terapeutiche italiane e internazionali, per cui dall’obiettivo “the lower the best” si è passati attraverso obiettivi intermedi, quali il raggiungimento di valori di emoglobina glicata (HbA1c) personalizzati (per evitare l’ipoglicemia e l’aumento di peso), alle attuali raccomandazioni per ridurre il rischio cardiorenale. L’avvento di nuove classi di farmaci come gli SGLT-2 inibitori, in grado di agire sugli eventi cardiovascolari maggiori mediante meccanismi metabolici e cardio-emodinamici che esulano dalla riduzione glicemica, offrono l’opportunità di modificare la storia clinica del paziente riducendo sensibilmente il rischio di morte cardiovascolare.
Questo evento nasce dunque con l’obiettivo di fornire un’analisi e un aggiornamento sugli SGLT2 inibitori (SGLT2i o gliflozine), per i quali una mole ormai imponente di studi e una già consolidata pratica clinica hanno permesso di confermare il loro notevole profilo di sicurezza e di efficacia ipoglicemizzante, ma soprattutto la capacità di proteggere il paziente diabetico dal danno cardiorenale. Ha inoltre l’obiettivo che si sviluppi un sodalizio fra specialisti e Cure Primarie, per garantire un’assistenza diabetologica di elevata qualità, dalla prevenzione alla diagnosi precoce ed alla gestione dei fragili, in maniera sempre integrata e condivisa.
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