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Di diabete oggi si parla come di una vera e propria epidemia di dimensioni mondiali. I numeri lo confermano: 371 milioni le persone al mondo che soffrono di diabete di cui il 46% hanno un’età oscillante tra 40-60 anni. Si prevede che nel 2035 il numero delle persone diabetiche raggiungerà 600 milioni. Questi i nuovi dati resi pubblici dalla IDF (International Diabetes Federation).
Sono proprio i numeri a far emergere il grande paradosso di questa realtà: da una parte una medicina sempre più avanzata, tecnologica, specializzata che si avvale di farmaci e ausili di ultima generazione, e capace di garantire le cure migliori; dall’altra una popolazione poco sensibile alla prevenzione, in difficoltà nella gestione della propria malattia, spesso ignara della malattia stessa e delle conseguenze a cui può portare se non si mantiene nel tempo l’equilibrio glicemico. I numeri ci raccontano che i tradizionali modelli di cura non sono più efficaci, o meglio, non bastano più. Da tempo la letteratura ci conferma che una corretta informazione sulla patologia (e sulle complicanze acute e croniche a essa connesse) è sì fondamentale ma non sufficiente a far cambiare le abitudini e lo stile di vita delle persone.
Tale e tanta è la complessità della vita umana e dell’esperienza della malattia, che proprio da queste dobbiamo ripartire per individuare nuove strategie d’intervento e modelli di cura. Tutto ciò che ci permetta di tornare a essere efficaci nell’aiutare le persone a prendersi cura di sé e a motivarsi alcambiamento, laddove comportamenti e abitudini scorretti compromettono un buono stato di salute, diventa valido.
Questo convegno vuol essere un’occasione di confronto tra gli operatori sanitari impegnati nella cura della cronicità riguardo a nuove possibili frontiere in educazione terapeutica; nonché un luogo di scambio fra scienze mediche e umane, l’arte e le relative pratiche, che possono costituire nuovi modi per contrastare e arrestare la deriva del diabete e di chi ne è affetto.
Diversi saperi ed esperienze possono illuminarci sulle complesse dinamiche che muovono l’individuo ad agire comportamenti spesso non funzionali allo stato di salute, a negare l’evidenza della malattia, a respingere l’offerta di un sostegno, a sottrarsi e isolarsi dal circuito di cura... Partendo dalla messa in discussione del nostro modo di prenderci cura delle persone, del modello di cura proposto, delle relazioni terapeutiche che sappiamo offrire.
L’incontro sarà dunque uno spazio aperto di condivisione di approcci, esperienze e testimonianze per la costruzione di un pensiero critico che - più che proporre soluzioni - stimoli a ripartire dalle domande e che proprio dalle domande individui possibili nuovi percorsi d’intervento.
L’evento avrà la durata di due giorni: il primo giorno i relatori riporteranno la testimonianza su quanto sperimentato in educazione terapeutica (4 esperienze sono nuove e progettate nel Lazio) e promuoveranno la riflessione sulle nuove modalità; il secondo giorno tutti i partecipanti saranno coinvolti in diversi atelier e potranno sperimentare le diverse proposte educative e testare i nuovi strumenti pratici.
Questo convegno vuol essere un’occasione di confronto tra gli operatori sanitari impegnati nella cura della cronicità riguardo a nuove possibili frontiere in educazione terapeutica; nonché un luogo di scambio fra scienze mediche e umane, l’arte e le relative pratiche, che possono costituire nuovi modi per contrastare e arrestare la deriva del diabete e di chi ne è affetto.
L’incontro sarà dunque uno spazio aperto di condivisione di approcci, esperienze e testimonianze per la costruzione di un pensiero critico che - più che proporre soluzioni - stimoli a ripartire dalle domande e che proprio dalle domande individui possibili nuovi percorsi d’intervento.
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